Primulaceae
Primula allionii Loisel.
Nome volgare: Primula di Carlo Allioni
Forma biologica: Emicriptofita rosulata (pianta erbacea perenne con gemme svernanti a livello del suolo e foglie dell'annata in rosetta basale).
Tipo corologico: Endemismo SW Alpico
Descrizione: fusto legnoso (1-2 cm) avvolto dalle foglie morte delle annate precedenti.
foglie tutte basali in rosetta, piccole (4-8 x 8-18 mm), lamina fogliare di forma variabile (da oblanceolata a obovata-spatulata), con 5-9 dentelli ottusi (nella porzione apicale) e base ad inserzione cuneata, di colore verde brillante, ricoperta su ambedue le pagine da fitti peli ghiandolari.
Fiori ermafroditi, inseriti direttamente al centro della rosetta fogliare, calice a denti triangolari acuti, corolla attinomorfa (ossia a simmetria radiata) piuttosto grande (diametro: 15-25 mm) divisa in cinque lobi bifidi, lobi corollini di colore variabile dal lillà chiaro al rosa-violetto fino al bianco-rosato, con una macchia bianca alla base;
Il frutto è una capsula uniloculare deiscente, più breve del calice, portata da uno scapo brevissimo (di solito 5-6 mm) che si sviluppa dopo l’antesi.
Antesi: marzo-maggio.
Distribuzione in Italia: nota per alcune stazioni dell’alta Val Gesso (Cuneo), è presente anche in Val Roya (tra Saorgio, Granile e San Dalmazzo di Tenda), tutte località oggi in territorio francese, ma a breve distanza (3-8 Km in linea d’aria) dal confine con la Provincia di Imperia.
Habitat: Rupi carbonatiche stillicidiose (litofita), vegeta perlopiù in ambiente mesomediterraneo e sopramediterraneo (500-1200 mslm), ma localmente (in condizioni pedoclimatiche favorevoli), può risalire fino al piano subalpino (fin verso i 2000 mslm nel massiccio del Bec d’Orel).
Primula allionii Loisel. denomina una particolare associazione chiamata Primuletum allionii, le altre specie guida sono la Moehringia sedoides (Pers.) Cumino ex Loisel. (endemica delle Alpi sud-occidentali) e l’Asplenium trichomanes L. (subcosmopolita).
Note di sistematica:
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Etimologia: il nome del genere Primula (che denomina l’intera famiglia) fa chiaramente riferimento alla precocità della fioritura, che caratterizza la maggioranza delle specie che vi appartengono, la Primula allionii Loisel. è dedicata al botanico e florista torinese Carlo Allioni (1728-1804), autore di una magistrale “Flora Pedemontana” (1785), primo importante veicolo di diffusione del sistema linneano in Italia.
Proprietà, utilizzi e curiosità:
- coltivata a scopo ornamentale sia in vaso che in giardino roccioso Primula allionii Loisel. è apprezzata particolarmente in Francia, Inghilterra e Paesi Bassi;
- specie a distribuzione localizzatissima, nel suo areale però non è né rara né particolarmente minacciata, anzi forma spesso stazioni ricchissime di esemplari, ed abbellisce con la sua spettacolare fioritura alcune ripide e inaccessibili pareti delle valli Roya e Gesso, una parete di 200 metri quadrati può infatti ospitare parecchie centinaia di piante di Primula allionii Loisel.;
- Primula allionii Loisel. è con ogni probabilità un relitto pre-glaciale, residuo di una fascia di vegetazione a carattere subtropicale-montano (clima umido e moderatamente caldo) estintasi in seguito alle glaciazioni quaternarie, il suo areale attuale è (con ogni probabilità) ciò che resta di un più vasto areale terziario, che comprendeva ambedue i versanti delle Alpi sud-occidentali, a tal proposito è piuttosto singolare la mancanza di stazioni geograficamente intermedie che raccordino il nucleo meridionale della Val Roya a quello settentrionale della Val Gesso.
ATTENZIONE: specie protetta dalla legislazione regionale del Piemonte e da quella nazionale francese.
Primula auricula L.
(Auricula-ursi auricula (L.) Sojak; Primula balbisii Lehm.)
Primula orecchia d'orso
Forma biologica: Emicriptofita rosulata.
Descrizione: Erba perenne con foglie coriacee, obovato-spatolate, dentellate nella metà terminale, lunghe fino a 10 cm, tutte riunite in rosetta basale. Le corolle, gialle, con tubo lungo fino a 12 mm e lobi fino a 8 mm, sono disposte in ombrella multiflora, portata da uno scapo afillo.
Antesi: Aprile - Luglio
Tipo corologico: Orofita Centroeuropea orientale.
Distribuzione in Italia: L'areale italiano di questa specie va dal Friuli alla Val d'Ossola e dalle Alpi Apuane e Appennino Umbro-Marchigiano (M. Catria) al Salernitano; P. auricula L. è nota anche nell'Appennino Tosco-Emiliano, ma per un'unica stazione, quella dei Balzi dell'Ora (versante modenese del Corno alle Scale).
Tipo ecologico: Casmofila, calcicola, ombrotollerante..
Habitat: Rupi su substrato calcareo, predilige stazioni preferibilmente ombreggiate.
Note di sistematica: Questa specie presenta una certa variabilità che si evidenzia in particolare per alcuni aspetti morfologici della foglia: dimensione dei peli ghiandolari, presenza più o meno marcata di farinosità sul bordo fogliare, lamina progressivamente ristretta verso la parte inferiore. Sulla base di queste variabili, alcuni autori hanno descritto delle unità a vario rango intraspecifiche (subsp. Bauhini (Beck) Ludi; subsp. Ciliata (Moretti) Ludi (=P. balbisi Lehm), ma non ritenute di particolare importanza.
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ATTENZIONE PIANTA PROTETTA: Legge Reg. Toscana n° 56/2000 All. C 1; liste Rosse regionali delle Piante d'Italia (Conti et al., 1997).
Etimologia: il nome del Genere deriva dal latino”primus” = primo, a indicare la precoce fioritura. Il nome della Specie deriva dalla somiglianza della forma delle foglie ad una orecchia d’orso, da cui deriva anche il nome volgare.
Proprietà, utilizzi e curiosità: non conosciuti.
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Primula latifolia Lapeyr.
(Primula viscosa All. non Vill., Primula hirsuta Vill. non All., Auricula-ursi latifolia [Lapeyr.] Sojak)
Nome volgare. Primula vischiosa.
Forma biologica: emicriptofita rosulata (pianta erbacea perenne con gemme svernanti a livello del suolo e foglie dell'annata in rosetta basale), raramente assume il portamento di una camefita suffruticosa (pianta perenne con fusti legnosi o semi-legnosi, che mantiene gli apparati aerei e sverna grazie a gemme situate sul fusto principale o sui rami a meno di 30 cm dal suolo).
Descrizione: erbacea rosulata (talvolta suffrutice) perenne; fusto robusto, strisciante, sublegnoso (lungo fino a 30 cm con diametro massimo fino a 3 cm) spesso ramificato (soprattutto nel tratto terminale) e portante più di una rosetta che sviluppa uno scapo fiorale; foglie tutte basali e in rosetta, coriacee, obovato-spatolate, odorose (odore terpentinoso, sgradevole), con margine grossamente dentato nella porzione apicale per denti triangolari ottusi (spesso però solo crenulato-ondulato, oppure subintero), lunghe fino a 9-10 cm e larghe 1-4 cm, lamina fogliare progressivamente ristretta nel picciuolo, ricoperta su ambedue le pagine da un denso abito di corti peli ialini misti a peli ghiandolari; fiori attinomorfi, ermafroditi, con antere e polline di colore giallo dorato: corolle imbutiformi di colore variabile dal viola al rosso-violetto, tubo corollino lungo fino a 12 mm e lobi lunghi 4-6 mm; fiori sempre disposti in ombrella multiflora (solitamente 5-20 flora), normalmente unilaterale, portata da uno scapo afillo, lungo dai 5 ai 20 cm; frutto a capsula uniloculare, deiscente, lunga 3-4 mm e larga circa altrettanto.
Antesi: da fine maggio a fine luglio a seconda dell’altitudine e dell’andamento climatico.
Tipo corologico: Orofita SW Europea (Pirenaico/W-Alpica)
Distribuzione in Italia: L'areale italiano di questa specie si estende dalle Alpi Liguri alle Alpi Retiche.
Tipo ecologico: Casmofilo/litofila, sciafila, ossifila (graniti e gneiss).
Habitat: rupi e macereti silicei (graniti e gneiss), solitamente nel piano subalpino e alpino (1700-3000 mslm, è la primula italiana dalle maggiori attitudini orofile).
Note di sistematica: come altre specie della sezione Auricula-ursi del genere Primula anche P. latifolia Lapeyr. presenta una certa variabilità, la maggioranza delle piante delle Alpi Liguri rientrerebbe ad esempio in Primula latifolia L. subsp. cynoglossifolia (Widmer) L.B. Zhang con foglie ovato-lanceolate a margine subintero, ma lo status di queste forme è ancora controverso, anche perché spesso convivono nella stessa popolazione esemplari riferibili alla forma tipica oppure a qualche sottospecie.
Per i non esperti può essere possibile la confusione con Primula marginata Curtis (---> vedere scheda monografica), un'altra specie appartenente alla sezione Auricula-ursi del genere Primula, che si distingue per i fiori più grandi (diametro fino a 22 mm), di colore azzurro-violetto, riuniti in ombrelle bilaterali meno denese e per le foglie che hanno la lamina con porzione apicale regolarmente dentata, subglabre sulla pagina superiore e con corti peli ialini (lughezza 0,15 mm) sul margine, inoltre Primula marginata Curtis si distingue anche per avere concrezioni calcaree sul margine fogliare e per la diversa ecologia, essendo specie che vegeta esclusivamente su rocce carbonatiche o vulcanico-intrusive a reazione basica e che predilige il piano montano e subalpino a quello alpino.
ATTENZIONE PIANTA PROTETTA dalle leggi regionale del Piemonte (Legge 10 novembre 1982, n. 45) e della Lombardia (Legge 27 luglio 1977, n. 33), paradossalmente la raccolta di esemplari di Primula latifolia Lapeyr. è tutt'ora libera in Liguria, perché al momento dell’approvazione della legge regionale tuttora vigente (Legge 16 aprile 1984, n. 22) questa specie non era ancora stata segnalata.
Etimologia: il nome del genere deriva dal latino ”primus” ossia "primo", a indicare la precoce fioritura di molte specie; il nome della specie va invece collegato alla forma delle foglie che, paragonate a quelle di altre primule che ne condividono gli ambienti di crescita, risultano piuttosto larghe.
Proprietà, utilizzi farmaceutici ed erboristici: non noti.
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Primula marginata Curtis
Primula impolverata.
Forma biologica: emicriptofita rosulata (pianta erbacea perenne con gemme svernanti a livello del suolo e foglie dell'annata in rosetta basale) oppure camefita suffruticosa (pianta perenne con fusti legnosi o semi-legnosi, che mantiene gli apparati aerei e sverna grazie a gemme situate sul fusto principale o sui rami a meno di 30 cm dal suolo).
Tipo corologico: Endemismo SW Alpico-Boreoappenninico.
Descrizione: fusto legnoso allungato (2-25 cm) prostrato-ascendente, spesso strisciante nelle fessure delle rocce, talvolta ramificato e portante diverse rosette fogliari provviste di scapo fiorale; foglie tutte in rosetta, carnose, con lamina da oblanceolato-spatolata (1-3 x 3-7 cm), piana, subglabra o del tutto glabra sulle due pagine, margine fogliare con dentellatura regolare acuta nella porzione apicale con corti peli trasparenti (0,15 mm), caratterizzato da secrezioni calcaree, residuo della guttazione con la quale la pianta espelle il carbonato di calcio in eccesso; fiori ermafroditi, attinomorfi, calice campanulato (4-5 mm) con denti i triangolari, lunghi quanto la parte indivisa e circa tanto lunghi quanto larghi, corolla di media grandezza (14-22 mm di diametro), con tubo lungo 7-11 mm e cinque lobi corollini circa altrettanto lunghi, bifidi di colore azzurro-violetto (molto raramente roseo-violetto) con una macchia più chiara alla base, i fiori, solitamente in numero di 5-10 sono riuniti in ombrelle bilaterali, ampie, portate da uno scapo lungo 2-10 cm; frutto a capsula uniloculare, deiscente, lunga 4-5 mm e larga circa altrettanto.
Antesi: aprile-giugno
Distribuzione in Italia: Alpi occidentali dal Canavese (Alpi di Viù) al Savonese (M. Carmo di Loano), Appennino Ligure (in Val d’Aveto e Val di Nure), è presente nelle seguenti regioni italiane: Piemonte (province di Torino e Cuneo), Liguria (province di Imperia, Savona e Genova), Emilia-Romagna (Provincia di Piacenza, dubbia in Provincia di Parma).
Tipo ecologico: Casmofilo/litofila, sciafila, calcifila (rupi e detriti calcarei, anche su rocce metamorfiche e vulcaniche intrusive a reazione alcalina).
Note di sistematica: può essere confusa con Primula latifolia Lapeyr. (---> vedere scheda monografica), un'altra specie appartenente alla sezione Auricula-ursi del genere Primula, che si distingue per i fiori più piccoli (diametro: 10-15mm), di colore violaceo, riuniti in dense ombrelle unilaterali (10-20 fiori) e per le foglie che hanno la lamina ondulata con un denso abito di peli ialini semplici misti a peli ghiandolari, inoltre P. latifolia Lapeyr. si distingue anche per l’habitat, infatti è specie ossifila, tipica del piano subalpino e alpino che raramente vegeta ad altitudini inferiori ai 1800-1900 mslm, arrivando (in condizioni favorevoli) a superare i 3000 mslm, mentre Primula marginata Curtis è specie tipica del piano montano e subalpino che talvolta può sconfinare nel piano alpino, ma anche in quello collinare sopramediterraneo.
ATTENZIONE PIANTA PROTETTA dalle leggi regionale del Piemonte (Legge 10 novembre 1982, n. 45), della Liguria (Legge 16 aprile 1984, n. 22) e dell'Emilia Romagna (Legge 2 aprile 1996, n. 6).
Etimologia: il nome del genere deriva dal latino ”primus” ossia "primo", a indicare la precoce fioritura di molte specie; il nome della specie deriva invece dalla presenza di vistose concrezioni calcaree di colore bianco, che evidenziano il margine fogliare.
Proprietà, utilizzi farmaceutici ed erboristici: non noti.
- assieme a Primula latifolia Lapeyr. è una delle poche primule della nostra flora a presentare con una certa regolarità un habitus camefitico (le altre sono Primula spectabilis Tratt. e Primula palinuri Pedagna),
- le stazioni appenniniche (se ne conscono in tutto cinque) pur essendo formate da popolamenti piuttosto ricchi (situati in prossimità di alcuni frequentati sentieri escursionistici) sono state individuate e descritte solo alla fine degli anni ’80.
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Primula vulgaris Hudson
Famiglia: Primulaceae
Sinonimi: Primula acaulis (L.) Hill), Primula grandiflora
Nomi volgari: primula, primavera, occhio di civetta, fior di primavera.
Etimologia: dal latino”primus” = primo, a indicare la precoce fioritura,in quanto compare quando la vegetazione è ancora tutta ferma.
Morfologia:
Pianta perenne, di aspetto erbaceo, cespitoso, alta sino a 15 cm, ha rizoma obliquo e lunghe radici secondarie.
Fusto: assente
Foglie: sono tutte basali, spatolate od oblanceolate,hanno margine crenato-dentato, la lamina superiore è glabra , quella inferiore villosa e di aspetto verrucoso.
Fiori: imbutiformi, solitari, portati da peduncoli di 4-7 cm, hanno corolla giallo pallido e presentano sfumature aranciate alla fauce.
Frutti: sono capsule ovoidali, deiscenti.
Habitat: in Italia è una specie molto comune, è assente in Sardegna e sembra stia diventando rara nella Pianura Padana.
La primula vegeta nei prati ai margini dei boschi di latifoglie, soprattutto nelle faggete, nei cespuglieti, nei luoghi umidi ed ombreggiati, da febbraio a maggio, fino a 1.500 m.
Proprietà ed usi:
la pianta è apprezzata per le molteplici qualità medicinali, ha proprietà antispasmodiche astringenti; vermifughe; sedative; espettoranti e sudorifere.
Nel passato venivano usate le foglie come decotto per combattere i reumatismi, con le radici venivano realizzati infusi contro l'emicrania, il succo estratto dalle foglie si usava come cosmetico per attenuare macchie e rughe.
In cucina, le foglie più giovani possono essere consumate in insalata, ottime anche lessate e nei minestroni.
I fiori possono essere utilizzati per preparare un ottimo the, ad azione lievemente calmante, per preparare variopinte insalate, canditi come dolci e per farcire torte salate.
Curiosità: la primula è uno dei primi fiori che sboccia, anche nei paesi più freddi, proprio per questo motivo è da sempre considerata il simbolo della primavera, e del rinnovamento che questa stagione porta con sé, è anche considerata emblema di giovinezza e di precocità.
Narra una leggenda, che molto tempo fa, quando gli uomini e gli elfi vivevano entrambi la propria vita sulla terra senza danneggiarsi a vicenda, fu proprio in un prato di primule gialle, che il re degli elfi vide per la prima volta la principessa che lo fece innamorare.
Il re degli elfi viveva in un mondo bellissimo,dove tutto era luce e dove vivevano moltissime fate; un giorno di primavera decise di visitare la terra, e quando vide la giovane mortale, passeggiare in un prato di primule giallo oro, come il colore dei suoi capelli, capì che non avrebbe potuto vivere senza lei.
Lei era sposa di un nobile potente, arrogante e geloso, che la costringeva a vivere in solitudine; quando vide il giovane elfo, se ne innamorò perdutamente.
Un giorno il re degli elfi, si presentò alla corte del re degli umani e lo sfidò ad un gioco simile agli scacchi, lo lasciò vincere per 2 partite, ormai sicuro della sua superiorità, il re umano disse di voler giocare la terza partita invitando l’avversario a scegliere la posta.
“Quello che il vincitore chiederà sarà suo” disse il re degli elfi, l’umano accecato dalla propria ambizione , non si accorse del tranello e fu così che perse la sua sposa.
Si dice che ancor oggi, a primavera quando fioriscono le primule i 2 amanti tornino a danzare nel luogo dove si videro per la prima volta.
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